L’emergenza Covid-19 ha offuscato una serie di problemi che fino pochi mesi or sono apparivano come vitali per il dibattito politico e civile: gli stati continentali dovrebbero, tuttavia, essere molto preoccupati da ciò che sta per accadere. In Inghilterra nemmeno si parla più di accordo, le idee sono chiare: hard brexit e questo avrà ricadute sull’Europa che si troverà spiazzata, al solito.

Mentre in UK si decide cosa fare nel concreto per rilanciarsi agli occhi del mondo, in continente si estrapolano pretesti per dileggiare Boris Johnson

Il punto di vista dietro le apparenze

Hard Brexit vista da dietro le quinte: Il Regno Unito si appresta a diventare il più grande paradiso fiscale?

La narrazione, unico antidoto?

In questo dibattito surreale, emerge sempre più l’inclinazione esilarante a comunicare solo mettendo alla berlina le opinioni altrui. Essa ci ha portato ad esempio a leggere commenti inumani sul contagio avuto da Boris Johnson. Il tentativo era di far passare la tesi che solo il nostro Paese fosse governato da assennati competenti, mentre le politiche “neoliberiste”, attuate nel Regno Unito, sarebbero causa di morti a gogo. Mettere in relazione fatti che non sono nemmeno correlati è tipico della propaganda. Non parliamo quindi di Trump, o le truppe cammellate arriverano a dileggiare anche gli starnuti. Il dibattito quindi alimenta le fazioni: “pubblico vs privato” “sociale vs liberale”, “nord vs sud” pur di piegare ogni evento a dimostrazione dei propri pregiudizi. In Italia ormai si pensa in modo acritico e prevale la visione trascendente dello Stato, come principio e fine della vita dei cittadini. In queste accanite diatribe è così scemato l’interesse per la Brexit, anche perché la fantasia dei competenty non ha saputo, almeno qui, elaborare una teoria che potesse dimostrare un nesso tra Brexit e contagio di Boris. Se ne parla poco e quando se ne parla è per dileggiare il Regno Unito, che andrebbe verso sicura catastrofe.

 

Sarà Hard Brexit

Sta emergendo sempre più drammaticamente come il lockdown, prodotto dalla insipiente sottovalutazione dei governi (quasi tutti) per l’emergenza Covid-19, avrà conseguenze superiori alla pandemia stessa. Nei prossimi dieci anni, tuttavia, una seconda problematica produrrà danni sensibili. Essa sarà prodotta dalla sottovalutazione ad opera, stavolta, dei governi dell’Europa continentale e così sarà Hard Brexit.

Nel Regno Unito il dibattito sull’accordo con l’Europa è sostenuto solo da esigenze diplomatiche e di cortesia dei rapporti ma non interessa più nessuno. Una volta compreso che l’accordo avrebbe prodotto un esborso enorme, il pragmatismo anglosassone ha optato per il risparmio di risorse. Esse sarebbero andate semplicemente ad alimentare quel sistema dal quale vogliono liberarsi e a sostenerne iniziative non certo amichevoli né favorevoli agli interessi Inglesi. Meglio investirle in patria.

 

Non fu solo immigrazione, Hard Brexit è proprio una questione di visione

E’ mia opinione che la goccia che fece traboccare il vaso non fu la sbandierata mala gestione della libera circolazione delle persone. Molto più preoccupante era ed è la subdola e letale idea dell’armonizzazione fiscale europea.
Sia chiaro, l’Europa necessita di armonizzazione fiscale, e si tratta di un elemento vitale. Perché è un presupposto. Esattamente come vitali sono, o meglio sarebbero stati, una unità politica e militare come presupposti alla moneta unica. Gli schemi mentali che governano l’Europa continentale, sono incompatibili con la mentalità liberale e la cultura politica ed economica del Regno Unito.
Gli stessi schemi mentali, infatti, stanno spingendo verso una armonizzazione fiscale deleteria, a riprova della loro letalità.

Ad ogni crisi sono emersi due approcci differenti, figli di due visioni del mondo. Aumentare i gradi di libertà economiche e sociali diminuendo tasse e spesa pubblica da un lato, oltremanica. Rafforzare i sistemi di controllo, coercizione con aumento di tasse e spesa pubblica dall’altro, sul continente. Sebbene il secondo approccio non abbia mai funzionato, esso resta l’impostazione prevalente nell’Europa continentale. Questo, nonostante che, in questa crisi causata dalle misure di contrasto della Pandemia, si osservino alcune lodevoli eccezioni (Svezia e Germania ad esempio) .

L’armonizzazione fiscale è causa e figlia di una crisi stabile del sistema e quindi viene affrontata in base alle due visioni contrapposte. Da un lato chi ritiene che gli Stati come Olanda, o Irlanda siano un cattivo esempio da sanare. Dall’altro chi, al contrario, pensa che si debbano estendere a tutti questi modelli virtuosi di semplicità e basse tassazioni, così rari in Europa.

 

UK ripartirà dal valorizzare le libertà economiche

Nel Regno Unito c’è convinzione che alla fine vinceranno i tassaioli, dato che sono la maggioranza. Il dibattito sul prestito alla Fiat pare esserne esempio lampante: si odiano i Paradisi Fiscali e si porta a modello ciò che Paradiso non è. E la protezione del patrimonio sarà sempre più un problema per i cittadini del continente.

Mi aspetto quindi che il Regno Unito, in coerenza con la sua storia e cultura, usi la libertà riconquistata per andare in direzione contraria. penso che lo farà operando sulla falsariga delle misure adottate per uscire dalla crisi del 2008. Facilitazioni all’impresa e riduzione di tasse permisero di ripartire in tempi brevi. In tempi minori di molte nazioni del continente, l’Italia non ne è ancora uscita ad esempio, e producendo ripresa e sviluppo importanti.

Frequentando la piazza economica e finanziaria di Londra si notavano, anche negli anni passati, alcune chiare caratteristiche che si possono riassumere in due fattori: intensità degli scambi e attrattività del Paese. Motivazioni storiche ma non solo: precise scelte politiche che rendono e renderanno sempre più la piazza estremamente vantaggiosa per fare business.

In UK hanno sempre avuto uno spazio libero, di fatto sottratto alle normative fiscali ed economiche dell’EU: l’isola di Man. Qui, le normative bancarie, la fiscalità, la burocrazia, le opportunità di contatti e scambio di interessi sono sempre state uniche. Grazie ad una oculata quanto pragmatica gestione delle sottigliezze giuridiche, l’Isola di Man ha potuto coltivare una superiore cultura degli scambi d’affari, in salsa di estrema riservatezza. Ha salvaguardato un know how, si potrebbe dire.

 

Hard Brexit per liberarsi dai vincoli EU

Ciò che a Londra non era possibile fare su grande scala a causa delle limitazioni imposte dalla EU, sull’Isola di Man era fattibile. Nessuna protesta è mai arrivata dai notabili e competenti burocrati o politici del continente, come mai? Beh, questo avrebbe significato entrare in rotta di collisione direttamente con la Corona. Eh già, perchè l’Isola di Man non fa parte del Regno Unito, si autogoverna. Tuttavia è sotto la Corona britannica con Sua Maestà la Regina, come Capo di Stato. Questo non ha impedito a tanti di apprezzare il pragmatismo d’oltre manica. Dal continente, in molti hanno ben saputo cogliere le opportunità ed i benefici di una gestione “riservata” dei flussi finanziari .
E’ sempre stato di estremo interesse per ogni impresa, dotarsi di una strategia difensiva basata sulla conoscenza della fiscalità internazionale. La via maestra è sempre la legalità, queste conoscenze permettono di agire in ossequio al principio di legalità, quindi in sicurezza. Uno sbocco, un appoggio, una presenza a Londra, oggi più che mai è opportuno per chi voglia rilanciarsi dopo la catastrofe del lockdown. Qui potete chiederci delucidazioni pratiche. Perché Londra? Fra poco sarà chiarissimo.

Un’europa sempre più preda di un welfare usato per alimentare clientele sta uccidendo la libera impresa

 

 

Ciò che la Svizzera ha perso in conseguenza della crisi bancaria del 2008, l’Isola di Man ha conservato. Ora però si apre l’opportunità di estendere molti di quei vantaggi a tutto il Regno Unito. Terminato questo periodo di finta pace, e altrettanto fasulle trattative, l’Inghilterra punta a diventare il più grande, avanzato, efficiente, economico, libero Paese per fare affari.
Per questo fine potrà giovarsi di fattori che la mettono in posizione di favore rispetto alla Svizzera: primo tra tutti il gradimento da parte degli USA, partner storico.

 

Sarà Hard Brexit e UK diventerà una grande Isola di Man

UK avrà ciò che la Svizzera ha perso con la resa operata in tema di normative bancarie. Al contrario di ciò che accadrà per UK, l’inimicizia dell’America di Clinton e di Obama ha inciso molto nel caso della Svizzera. UK farà ciò che l’Italia si è negata entrando nell’Euro (ma che con ogni probabilità non avrebbe saputo fare restandone fuori). Il Regno Unito lo andrà a realizzare nel prossimo decennio e ben presto si inizieranno a vedere i primi sintomi.
La strategia di libertà economiche e basse tassazioni renderà estremamente attrattivo il paese, una nuova volta. L’ennesima rinascita di una Piazza che da mille anni è il fulcro dei commerci globali. La loro competitività non sarà basata su svalutazione costante della moneta, sono troppo esperti. Lasceranno questa tattica a coloro che nulla sanno di business e di economia. La loro forza sarà nella libertà d’impresa, nella facilità di scambio, nella leggerezza delle norme.

Al termine del processo di ammodernamento, UK sarà una grande Isola di Man. Ancora una volta l’Europa continentale perderà l’occasione di adottare le pratiche virtuose? Resterà chiusa e soffocata nel moralismo, dell’invidia e nell’odio della ricchezza? Si avvilupperà nella propria narrazione retorica, che celebra come superiorità etica e conquista sociale la creazione di debito? Continuerà distruggendo ricchezza ed economia, impedendo ogni libero sviluppo per rendere ogni giorno più necessario l’intervento statale per sfamare i propri sudditi attoniti?