Seconda ondata sì, seconda ondata no: cosa lega Covid, impresa e libertà in un caso o nell’altro?

Proviamo a valutare alcuni scenari.

Il lockdown ha creato danni consistenti all'economia, in particolare a al settore del turismo.

Possiamo permetterci un secondo lockdown?

Consideriamo l’ipotesi che non arrivi la seconda ondata di contagi.

Benissimo, tutto a posto: si continua così come siamo. Come siamo, non come siamo stati. Perché, ad esempio, alcuni gradini nel rapporto tra potere costituito e cittadini/imprese, sono stati scesi. Ciò è avvenuto sia psicologicamente che materialmente: abbiamo accettato gli “arresti domiciliari” e molti atteggiamenti invasivi della nostra privacy. Non sono cose da cui si torna indietro tanto facilmente: quale sarà il prossimo pretesto per applicarli nuovamente? Quanti ostacoli troveranno le Istituzioni nel procrastinare limitazioni della libertà che questa volta hanno avuto così tanto, diffuso, consenso?

Occorre ritenere che anche in mancanza di una seconda ondata, niente sarà più come prima. Il sintomo di questo può essere la scarsa riflessione sull’effettiva necessità del lockdown, o meglio, sul fatto che si sarebbe potuto evitare con una giusta prevenzione. Cosa fatta capo ha, si diceva un tempo. La questione, tuttavia, non andrebbe archiviata tout-court solo perché è stata un’esperienza così traumatica che non ne parliamo volentieri.

La prima domanda

L’imprenditore ha comunque tutto l’interesse a porsi questa domanda: è credibile che non ci sia una recrudescenza in autunno/inverno? Che non arrivi la “seconda ondata”?

A giudicare da come in tutta Europa si stia correndo ai ripari già oggi, 11 Luglio, beh qualche dubbio è bene coltivarlo. Qui da noi, è bastato permettere alle discoteche di accogliere 300 clienti alla volta e i numeri sono già in crescita, mettendo in crisi ogni sistema di tracing. Le app sono insufficienti, sia perché poco utilizzate, sia perché non danno informazioni tempestive direttamente alle autorità sanitarie affinché possano disporre la quarantena. Tutto è stato lasciato alla responsabilità individuale e malauguratamente questa pare emergere solo di fronte a evidenze catastrofiche, quindi troppo tardi. Le autorità hanno già fatto dietrofront su alcune disposizioni.

Si dovrebbe parlare di più della possibile seconda ondata e di più della reale incidenza della mortalità: se il Covid fosse stato tenuto fuori dalle Case Anziani, il tasso di mortalità emergerebbe come inferiore ad una normale influenza. Anche perché questo tasso non va calcolato sui casi ufficiali ma sui reali casi di contagio nella popolazione. Sappiamo che il numero di contagi ufficiale è ragionevolmente 10-20 volte inferiore ai contagi reali. Occorrerebbe riflettere su questi dati e farlo pubblicamente e serenamente. Covid, impresa e libertà sono strettamente connessi.

Covid, impresa e libertà: dati indicativi sul contagio reale

Uno studio condotto nel Canton Ticino indica che solo l’8-9% della popolazione ha generato anticorpi per il Coronavirus, senza che emerga alcuna apprezzabile differenza tra categorie o fasce d’età delle persone. Ciò significa che i contagi reali sono stati, in Ticino, circa 30.000 a fronte dei dati ufficiali che indicano, oggi, 3.321 casi. Ne sono stati rilevati, dunque, un decimo. I nove decimi dei contagiati sono stati praticamente asintomatici e sono stati rilevati da una indagine a campione.

Indagini sierologiche a tappeto indicano la presenza di anticorpi in un 9% della popolazione.

L’indagine condotta in Ticino fa emergere dati preoccupanti

È una buona notizia. La cattiva è che l’immunità di gregge non è lontana anni luce ma è lontana alcuni anni terrestri. Certo essa sarà impossibile da conseguire prima dell’inverno, quando tutti saremo di nuovo a frequentare gli ambienti chiusi e affollati.

Un imprenditore, quindi, fa bene se predispone tutte le misure che gli sono possibili in vista di una seconda ondata, perché è tutt’altro che inverosimile. La Pubblica Amministrazione dovrebbe pianificare meglio un maggior uso del lavoro da casa. E in generale, tutti noi dovremmo valutare nuove opportunità legate a nuovi scenari che non tramonteranno molto velocemente.

La situazione indica una probabilità elevata di seconda ondata, associata ad una difficoltà di gestione dei tracciamenti, quindi di gestione delle azioni di contenimento. E’ prevedibile un inasprimento delle disposizioni di legge per ottenere il rispetto delle misure di prudenza e contenimento. Non è una gran notizia sul fronte libertà individuale, tuttavia può essere vista quale conseguenza dello scarso senso di responsabilità individuale nell’applicare le misure finché siano solo facoltative. L’intreccio tra Covid, impresa e libertà emerge sempre più stretto.

La seconda domanda

La seconda domanda è: il sistema sociale, l’economia mondiale, potrebbero reggere un secondo lockdown?

Questa è facile: no.

Se si dovesse giungere ad un secondo lockdown generale lo shock sull’economia mondiale sarebbe senza precedenti. Ai fallimenti delle imprese, seguirebbe uno scenario da incubo che non esclude il possibile fallimento anche degli Stati, non tutti ovviamente. Salterebbero i sistemi sanitari, e la crisi economica porterebbe ben più morti della pandemia. Senza parlare dell’ordine pubblico.

Psicologi e psichiatri, inoltre, stanno lanciando grida d’allarme sulle conseguenze mentali di un secondo eventuale lockdown. Anche se non vi fosse il problema economico, la società non è in grado di reggere ad un secondo lockdown. Oltre a ciò i cittadini sono ora meno disponibili a subire una seconda limitazione grave della propria libertà.

Molte persone non sapranno sopportare un secondo isolamento prolungato. I bambini sottratti alla socialità e al gioco con i coetanei porteranno segni indelebili.

Un secondo lockdown avrà conseguenze gravi non solo per l’economia

Scenario complesso che indica l’urgente e improrogabile obiettivo, per le istituzioni, di pianificare e adottare ogni possibile misura di contenimento onde evitare un lockdown generale.

Lo stanno facendo? Lo faranno? La risposta è certamente a macchie di leopardo, sia per quanto riguarda le istituzioni, sia per le aziende. Covid, impresa e libertà: chi perderà terreno, chi avrà un futuro?

Covid, impresa e libertà: modelli indigesti

Probabilmente occorrerà un grande bagno di realtà.

  • Le misure di “protezione” delle Case Anziani dovranno essere ripresentate, sostanzialmente isolandole precauzionalmente. Bel colpo alla libertà dei vecchi, non c’è che dire.
  • Le misure che permettono e facilitano il contact-tracing saranno via via rafforzate. Complicazioni in vista per le aziende (tutto è meglio di un lockdown, comunque) e altro “colpetto” alle libertà personali?
  • In attesa di un vaccino non resterà che cercare di limitare i danni e lasciar girare il virus il più possibile. Esso reclama e reclamerà le sue vittime, che tuttavia saranno meno di quelle che porterebbe un secondo lockdown. Tornano alla mente le parole di Boris Johnson: “prepariamoci perché dovremo dire addio a molti che amiamo”.

Modelli operativi come USA, UK, Brasile, Svezia, Germania hanno adottato, pur con grandi differenze la scelta di accettare la convivenza con il virus, combattendo con armi differenti dal lockdown. Svezia a parte, essi hanno comunque applicato blocchi parziali perché in certe zone o momenti sono stati sopraffatti dalla velocità di diffusione. Sono stati criticati aspramente, tuttavia è possibile che siano modelli che vedremo applicati anche da noi.

Occorre dunque valutare le loro scelte con distacco e realismo, considerare le migliorie apportabili e definire protocolli snelli da applicare ferocemente pur di evitare un nuovo catastrofico lockdown.

Forse gli Stati stanno facendo questo, in realtà lo capiremo solo nei mesi a venire. Può essere interessante, per ora, valutare i dati (ufficiali Oms) al 9 Luglio, ordinati in ordine decrescente per incidenza di morti per milione di abitanti.

Ordinando i dati peer mortalità relativa si osserva che il Brasile, la Svezia e gli USA hanno dati migliori di molti altri

Brasile, Svezia ed USA hanno dati di mortalità in linea, se non migliori, di nazioni che hanno fatto il lockdown

Comunicazione, realtà e percezione

Non sono interessato all’esercizio sterile di definire veri i dati che mi piacciono e falsati quelli che non mi permettono di insultare chi mi sta antipatico. Osservo solo che se questi sono i dati la comunicazione prevalente intende farci percepire realtà molto differenti.
In questo quadro, vanno considerate le prove di efficienza e di realismo già offerte dagli Stati. Considerazione da incrociare a come la percezione della situazione sia modulata da una comunicazione che confronta il valore assoluto del numero di contagi degli USA, con quelli italiani (anziché con quelli Europei) o che ridicolizza Boris perché si ammala: ecco che il filo rosso che lega Covid, impresa e libertà appare, in alcuni luoghi più che in altri, rovente.

Ciò che sembra probabile, a fronte dell’impossibilità di un secondo lockdown, è che anche la narrazione operata dai governi dovrà cambiare e cercare il modo di rendere accettabili cose molto sgradevoli.

Cose tipo “un secondo lockdown farebbe più vittime del Covid” e che, in attesa di un vaccino disponibile in miliardi di dosi, “si dovrà accettare che il virus faccia il suo corso”.  Si dovrà spiegare che le misure atte a rallentarne la diffusione saranno tutto ciò che abbiamo (e che avremo) per limitare i danni. Si potranno chiudere le Case Anziani, attivare gli ospedali-covid, imporre mascherine e limitare i contatti sociali. Sarà decisivo un sistema di contact-tracing efficiente e tempestivo, per isolare i focolai. Ma non molto di più. Occorrerà puntare all’immunità di gregge che non si raggiungerà in tempi brevi e, purtroppo, che giungerà solo pagando il necessario tributo di vittime alla natura.